L’energia idroelettrica è, tra le fonti di energia pulite e rinnovabili, la più longeva e sfruttata dall’uomo.
Oggi, oltre agli impianti più tradizionali, esistono altre tipologie di impianti, come il mini e il micro idroelettrico.
Le origini
L’energia idroelettrica si ricava dall’acqua tramite la trasformazione dell’energia gravitazionale in energia cinetica, poi trasformata in energia elettrica per mezzo di alternatore e turbina.
La potenza di un impianto idroelettrico dipende sia dall’entità del dislivello che l’acqua deve superare durante il suo scorrimento, sia dalla portata del flusso d’acqua. La creazione di bacini artificiali garantisce la generazione di una quantità d’acqua costante per tutto l’anno.
Ma allora quale differenza sussiste tra idroelettrico, micro e mini?
Micro idroelettrico
Tra questa categoria rientrano tutti gli impianti idroelettrici di potenza non superiore ai 100 kW. Questi impianti sono caratterizzati da limitato impatto ambientale perché non comportano di norma limitazioni o modifiche all’utilizzo prevalente del corso d’acqua.
Gli impianti micro idroelettrici possono essere connessi alla rete e possono usufruire degli incentivi dedicati alle fonti rinnovabili. Altrimenti, se di potenza di pochi kW, sono utili a utenti privi di collegamenti alla rete elettrica.
Mini idroelettrico
In questa categoria rientrano tutti gli impianti alimentati dall’energia cinetica dell’acqua, di potenza elettrica compresa tra 100 kW e 1 MW. Se adeguatamente realizzati non presentano impatto ambientale: ciò dipende dalle caratteristiche del corso d’acqua scelto per l’installazione e dalla sua taglia.
Di norma sono impianti ad acqua fluente realizzati presso diverse tipologie di corsi: torrenti, fiumi, canali a regime costante che perciò escludono il rischio di secca. Qual è il loro fine? Di solito sono connessi alla rete elettrica nazionale e perciò progettati per l’immissione di energia prodotta in rete.