In base ai dati diffusi dall’IEA (International Energy Agency) l ’Albania con un’estensione territoriale pari a 28.748 km grazie alla massiccia presenza di montagne e fiumi, riesce a ricavare tutta l’energia proveniente da fonti rinnovabili sfruttando unicamente le centrali idroelettriche.
Troviamo di seguito il Paraguay che per rispondere alla necessità di raddoppiare entro il 2030 la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ha costruito due dighe: una sul fiume Acaray e una sul Rio Panarà.
Si tratta di Stati nei quali la produzione di energia tramite l’idroelettrico supera in termini assoluti quella prodotta ricorrendo ad altre fonti.
Prima di ogni cosa a influire sulle potenzialità di sviluppo dell’energia idroelettrica concorrono: la superficie su cui si estende il territorio nazionale, la conformazione morfologica del territorio (la presenza di fiumi e ghiacciai sono determinanti).
Per questo a livello mondiale i maggiori produttori restano Stati come la Cina, gli Stati Uniti, la Russia.
Ma quali sono gli altri fattori di incidenza che spingono un Paese a scegliere l’Idroelettrico? E qual è il futuro dell’Idroelettrico in Europa?
Uno sguardo sul mondo
Un altro Paese che ha investito in modo consistente nella produzione di energia da fonti rinnovabili è la Repubblica Democratica del Congo che nel 2015 ha sfruttato le risorse idriche del fiume omonimo per costruire la più grande diga idroelettrica del mondo.
Al quarto posto, troviamo il Nepal, una nazione che sfruttando la catena montuosa dell’Himalaya, ha avviato un graduale processo di rinnovamento energetico tale da far sì che uno degli obiettivi del prossimo futuro sia diventare un esportatore di energia.
Segue nel Sud Africa la Namibia che con la centrale idroelettrica di Ruacana soddisfa il 50% del fabbisogno energetico del Paese.
Idroelettrico in Europa: i Paesi più virtuosi
In Europa la prima nazione a distinguersi è la Norvegia che ricava dall’idroelettrico il 90% dell’energia, nonostante sia un’economia che può contare sull’esportazione del petrolio.
In particolare, nello stato scandinavo sono le due centrali situate ad Helgeland la Bjørnstokk e la ØvreForsland a rappresentare un fiore all’occhiello. Si tratta infatti di due strutture che sfruttano i ghiacciai e sono state progettate e ideate per rappresentare un connubio tra funzionalità energetica e avanguardia architettonica.
La centrale di Bjørnstokk presenta una forma rettangolare e che ricorda un sasso ed è ricoperta da lastre di vetro che sfruttano la luce solare.
La peculiarità di questa centrale è che è stata costruita proprio con l’intento di armonizzarsi e quasi a fondersi e mimetizzarsi col paesaggio.
Un’ulteriore specifica che può aiutarci a leggere meglio queste informazioni riguarda la distinzione tra il potenziale idroelettrico lordo ovvero l’energia che si produrrebbe ogni anno se si sfruttassero le risorse naturali disponibili e se tutte le centrali producessero energia al massimo delle loro possibilità e il potenziale elettrico sviluppato è l’energia che viene effettivamente prodotta.
Europa e idroelettrico: un potenziale non sfruttato?
L’energia idroelettrica copre la maggior parte del fabbisogno energetico europeo, tuttavia, a partire dagli anni Settanta si è registrato un progressivo calo di produzione, riconducibile quasi esclusivamente al sud dell’Europa (Spagna e Portogallo).
D’altro canto, il “Fostering Effective Energy Transition 2021” del World Economic Forum vede ai primi posti proprio tre stati scandinavi: Svezia, Norvegia e Danimarca.
La Svezia spicca anche come il secondo Stato membro dell’IEA con il più basso tasso di emissione di carbonio.
Europa e Idroelettrico: le differenze tra regioni
Gli stati dell’Europa Orientale stanno perseguendo la strategia di ristrutturare gli impianti già esistenti, mentre ad una prima lettura, la riduzione della produzione di energia idroelettrica in Spagna e Portogallo sarebbe una conseguenza del cambiamento climatico.
Da un lato è innegabile che i fiumi abbiano subito nel corso degli anni una serie di trasformazioni riconducibili al loro sfruttamento intensivo per via dello sviluppo urbano e alla necessità di porre argini contro le inondazioni. Dall’altro si tratta di riconoscere che la capacità di produzione delle centrali è anche legata alla tipologia di impianto.
Si possono infatti distinguere:
- Centrali idroelettriche ad acqua fluente: ricavano l’energia elettrica sfruttando il corso naturale del fiume (ne deriva che la produzione è condizionata dalle condizioni atmosferiche).
- Centrali idroelettriche ad acqua fluente e accumulo: un serbatoio di stoccaggio consente di accumulare l’acqua nei periodi in cui c’è poca richiesta e di rilasciarla quando la domanda aumenta. Ne consegue che la capacità di produzione è meno dipendente dalla portata del fiume.
- Centrali idroelettriche a bacino dispongono di un serbatoio per accumulare acqua sia nelle stagioni umide che in quelle secche.
- Centrali idroelettriche ad accumulo tramite pompaggio: il loro funzionamento si fonda su serbatoi a diverse altezze che accumulano l’acqua nei periodi in cui la domanda è minore e la rilasciano verso il basso nei periodi in cui il consumo è maggiore.
Sulla base di questa disamina è facile intuire che l’aumento delle precipitazioni sia un fattore determinante di cui stati come l’Italia che deve ancora sviluppare pienamente il suo potenziale idroelettrico, non possono non tenere conto.